Lo Stato sociale,giustizia e sostenibilità di Giovanni Cordini

settembre 8, 2011 by  
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Crisi dello Stato sociale, giustizia e sostenibilità
Giovanni Cordini
Professore Ordinario di Diritto Pubblico Comparato e di Diritto dell’Ambiente
nell’Università degli Studi di Pavia

 

 

 

1. “Spennacchiati:leva una penna al giornoe togliil benessere di torno”. Uno slogan “elettorale” che ho casualmente letto su di un cartellone stradale mi ha colpito perché riassume una preoccupazione che attraversa l’Occidente in questi ultimi anni: la crisi dello Stato sociale che rischia di compromettere tanto i nuovi quanto i più tradizionali diritti e di mettere in forse condizioni di vita che contraddistinguono la gran parte dei Paesi di democrazia liberale. La crisi, inoltre, minaccia ancora più gravemente le aree deboli del Pianeta, allargando il solco tra ricchi e poveri. La dilagante protesta di massa alimentata anche dall’utilizzo delle “nuove tecnologie” ha provocato la caduta dei regimi illiberali in molti Paesi arabi. Algeria, Barhain, Egitto, Libia, Siria, Tunisia, Yemen sono Paesi in cui l’establishment consolidato dalle dittature, variamente mascherate, che hanno dominato per molto tempo è crollato miseramente in pochi giorni per l’intensità del moto di popolo che si è allargato a macchia d’olio su di un intero Continente. Dopo il crollo dei regimi comunisti oltre vent’anni orsono è ora la volta di un’altra area cruciale per le dinamiche della politica internazionale. Condizioni storiche e realtà sociale s’incrociano e fanno emergere quei fattori (coesione delle opposizioni, ribellione dei giovani, aggregazione delle masse, resistenza ad oltranza, incertezza dei regimi e scomposte reazioni) sui quali si sviluppa lo tsunami che spazza via i dittatori di un tempo. Qui la crisi sociale fa emergere l’incolmabile divario tra le istanze popolari e le capacità riformatrici delle classi dirigenti mettendo in crisi regimi che, in apparenza, risultavano solidi ma che avevano trascurato i “nuovi diritti” e calpestato quelli tradizionali in tema di libertà ed eguale distribuzione delle risorse.

2. Quando si parla di “sociale” in relazione al dirittonon s’intendono solol’assistenza e la previdenza ma anche la salute, l’ambiente, la cultura e la ricerca e le applicazioni che ne derivano, come quelle bene riassunte, soprattutto nell’esperienza anglosassone, mediante il concetto di “privacy” reinterpretato e condizionata dalle nuove tecnologie dell’informazione. Trattando di questi temi, pertanto, si mettono in gioco valori e principi costitutivi degli ordinamenti giuridici contemporanei. Questi diritti (si pensi proprio alla salute, all’ambiente, alla cultura, alle nuove tecnologie), nel nostro Paese, hanno suscitato un vasto dibattito soprattutto a far tempo dall’approvazione della Costituzione anche se alcuni presupposti derivano dall’origine storica dello Stato unitario e dall’impronta sociale che lo Stato ha assunto a partire dalla fine del secolo XIX° . In tale contesto il pensiero va alle radici cristiane dell’Occidente e al ruolo che il cristianesimo assegna alla persona, riassunto, ad esempio, nelle espressioni dignità umana, solidarietà. eguaglianza e parità dei diritti, qualità della vita umana, configurazioni che si trovano in numerosi testi costituzionali. Nonostante la secolarizzazione delle società liberali la presenza di questi fondamenti storici resta importante sia per ritrovare una linea comune di pensiero che risulta preziosa di fronte al caotico svolgersi dei fatti, sia per mettere l’uomo al centro della riflessione giuridica, posto che senza la persona il diritto è privo di consistenza e di ruolo. In una seconda fase riesce decisiva l’azione posta in essere dai movimenti e dalle organizzazioni sociali sorti sulla base degli orientamenti di pensiero che confluirono nelle correnti del socialismo, del cattolicesimo e del liberalismo, indirizzi tutti presenti e variamente rappresentati nel corso del dibattito costituente e della fase di elaborazione dei principi costituzionali positivi emersi da quel confronto. I limiti e le insufficienze palesate da un tale moto sociale e dalle correlate scelte di politica costituzionale sono stati messi in luce da accurate analisi. Nonostante le tante riserve quella trasformazione ha trovato nella Costituzione una razionalizzazione che, se pure con taluni limiti e molte incongruenze, non ha potuto essere superata né privata di legittimazione negli svolgimenti successivi della vita nazionale.

3. L’integrazione dell’Europa e l’adesione del nostro Paese, tra i primi, a quel processo ha trovato basi solide solo quandol’economia e i diritti sociali sono stati posti a confronto e si è cercata una sintesi delle politiche comunitarie essenziali per contenere e indirizzare le dinamiche sociali, come l’agricoltura, l’iniziativa economica, la concorrenza con una dimensione del diritto che ha scomposto la figura unitaria del cittadino in quelle del produttore, dell’amministratore, del consumatore, del ricercatore ecc. La base economica dell’Europa, senza dare consistenza al nesso con il sociale riuscirebbe non solo povera e debole ma anche incapace di comporre i dissidi in quanto priva di valore. Le protezioni e le garanzie sociali che l’Unione Europea ha consolidato nel corso del tempo sono essenziali. Si può discutere dei livelli e dei limiti, delle compatibilità economiche, dei vincoli di convergenza e dell’effettiva consistenza di ciascun diritto ma un reale indebolimento segnalerebbe una debolezza della compagine europea difficilmente sanabile. L’arretramento aprirebbe fratture gravi per cui l’Unione stessa potrebbe essere destinata a scomporsi, perdendo, in breve tempo, quel necessario e già affievolito afflato solidale che la unisce. Per tale ragione sembra opportuno sottolineare che nei testi fondamentali dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, le due configurazioni istituzionali del Vecchio Continente, (trattati, carte dei diritti, dichiarazioni costitutive, atti d’indirizzo) il benessere dei popoli viene configurato nei termini della sostenibilità e della qualità della vita, cioè in relazione a valori e condizioni di esistenza che meritano di essere posti al centro della riflessione, soprattutto nei periodi di decadenza e di offuscamento del fondamentale e naturale principio di giustizia che deve indirizzare al bene comune l’opera di coloro che sono chiamati all’esercizio dei pubblici poteri.

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